Ieri pomeriggio su Rai5 c’era “La bottega del caffè”, regia di Edmo Fenoglio, con Renato De Carmine, Tino Buazzelli e tanti altri ottimi attore, andato in onda nel 1973.
Nel 1973 avevo 12 anni, e, come sempre mi capita riguardando le produzioni analoghe della Rai, ricordavo tutte le immagini, le espressioni, le scenografie, i movimenti, come anche di spettacoli teatrali realizzati per la Rai di Pirandello, Shakespeare, Ibsen, Cechov, Pinter, Dürrenmatt… visti cge avevo 9 anni, o 10, o 6, o 13…
Un gran patrimonio per la mia crescita. Aspettavo il venerdí sera di Rai1 per guardare queste cose. Non erano troppo pesanti per me bambino. Certamente non capivo tutto, ma anche adesso non capisco tutto di quel che vedo.
Non voglio parlare della decadenza attuale rispetto all’etá dell’oro: adesso l’offerta vede Rai 4, Rai5, RaiMovie, RaiStoria…
Il punto è che quando i canali erano uno solo o, poi, due, la Rai sapeva di avere delle responsabilitá verso il suo pubblico, e gli propinava il teatro al venerdí, e i cicli monografici sul cinema del mercoledí, oltre ai filmoni del lunedí. Nonc’era scelta, e, anche se si teneva la tv accesa solo per non aver silenzio in casa, si doveva incrociare Pirandello o René Clair per forza, e qualcosa restava comunque a scalfire le coscienze: la bellezza in atto poteva agire.
Adesso abbiamo libertá di scelta, possiamo pagare i canali dedicati per stordirci di serie a raffica, il miglior sintomo di una società paranoide come la nostra, o di sport, o di notizie h24 per essere informati ma mai coinvolti, e sui canali generalisti troviamo il livello riposante del trash che alla fine piace ai piú perchè li fa sentire comunque migliori di quei buffoni che sono in video.
Non a caso allora, e almeno fino a Palcoscenico di Antonello Falqui con Milva e Oreste Lionello dell’80-81, anche il varietà del sabato sera era di alta qualità.
Adesso quando parlo ai miei studenti che suonano musica espressionista, o impressionista, o neoclassica, e non hanno alcun riferimento, anche se hanno fatto il liceo, su cose che io avevo assorbito fin dalle elementari grazie alla mancanza di libertà di scelta e alla qualitá di programmazione della Rai della mia infanzia, mi sento fortunato. E non mi si dica che comunque tutto si trova nella rete, basta cercare… no, non si va a cercare la roba bella, non raccontiamoci delle frottole: la rete serve a farsi subissare di informazioni disordinate e stordenti, serve a farsi guardare, serve a trovare appuntamenti per fare sesso, serve a riempire il tempo, non a dargli consistenza.