Lorenzo Leone recensisce “Waldemar”
“Personalmente, e su questo mi dilungherò un poco, sono stato attratto dagli effetti metatestuali o metaletterali, sottintesi o no, che costituiscono pause o momenti di riflessione pregnanti (e allettanti). Questi momenti sono occasionati dalle inserzioni di passi di Isherwood, di cui il romanzo è debitore sin dal titolo. Sicché già nel terzo capitolo, significativamente intitolato «Nudo», il corpo svestito o che si sveste o che si riveste – messaggio sociale, rituale, simbolico – cagiona subito una riflessione sulla scrittura. La quale, si sa, è (anche) svelamento di sé, messa a nudo (esistenziale, spinosa, condizione liminare). Chi dunque si mette a nudo nei romanzi di Isherwood? Chi in questo Waldemar? La ‘risposta’ di Tenaglia sopraggiunge un tantino tranchant:”
“In tutto ciò Waldemar nudo è il corpo (leggendario) che si fa superficie scrittoria.”
“Quanti Waldemar in questo romanzo! Certo caduchi, addomesticabili, come il personaggio di Ritorno all’inferno, ma anche bellicosamente virili, belli, nerboruti e infaticabili: così Saverio, il protagonista, così suo padre Girolamo, così Germino, Giorgio, Jonathan: e tutti ordinariamente omosex o bisex. Stranamente i personaggi femminili – la madre, la sorella, Galatea – sono invece figure esili, un tantino querule, di sicuro caparbie.”
Lorenzo Leone ha sottolineato alcuni aspetti con cura e precisione, oltre che con una dimensione implicita che accende curiosità verso il mio libro e quindi gli rende un enorme favore.
Ringraziare un recensore è operazione sdrucciolevole e sempre evitabile perchè imbarazzante. Però me ne prendo il rischio. Gli occhiali con cui ha letto Waldemar sono molto personali e attenti, e di questi occhiali gli sono grato.
Che poi abbia potuto scrivere dei personaggi maschili “tutti ordinariamente omosex o bisex” costituisce per me una vera soddisfazione: poter essere ordinari è un’utopia, ancora, ma nella mia storia evidentemente è stato possibile.
Gli occhiali di Lorenzo Leone hanno messo a fuoco alcuni aspetti e non altri, e questo è bello: il libro, qualsiasi libro che abbia senso, vive attraverso i mille occhiali diversi che lo leggono mettendo a fuoco cose diverse. Gli occhiali dei diversi lettori trovano nel libro il suo molteplice senso, altrimenti il libro a senso unico non ha alcun senso.
Il mio libro non è a senso unico, e vuole trovare i suoi possibili sensi molteplici, sperando che mi tornino, come in questo caso, rendendo vivo il libro e me stesso. Per questo io pubblico e desidero essere letto. Per questo ringrazio Lorenzo Leone, che ha messo occhiali attenti e personali e ha messo in atto una circuitazione vitale di senso.