A cosa serve fare le presentazioni dei libri?
Lo scrittore scrive. Da solo.
Il lettore legge. Da solo.
Serve a parlarne con qualcuno, rompendo quella cortina per cui lo scrittore scrive da solo e il lettore legge da solo.
Nella caduta di tale cortina, accade che una giovane donna sia colta dalle emozioni e venga a ringraziarmi inghiottendo le lacrime, per la semplicità e la profonditá di come parlavo, lei che per la prima volta si è davvero interessata a musica che non ascolta mai, quella classica, e che la sera a casa ha iniziato subito a leggere il mio romanzo.
Accade che chi prima che cominciasse la chiacchierata con musica mi squadrava in modo snob e sospettoso, alla fine si avvicini e mi parli della sua vita e dei suoi bambini come fossi un vecchio amico.
Accade che una signora sorridente e attenta dal primo istante e per tutta la serata, e che mi ha dato il coraggio con il suo sorriso e la sua attenzione, alla fine mi chieda se non ci fosse un riferimento a Leopardi nelle storie che racconto, e che io possa ringraziarla di cuore, perchè è stata la prima ad accorgersene. Cito perfino l’ermo colle, in un momento triestino della vicenda… e con gioia e soddisfazione la ringrazio, lei che non ha ancora letto Waldemar, e che non sa della citazione, ma ha colto lo spirito leopardiano che aleggia nelle mie pagine.
E mi porta a dire ad alta voce una cosa banale e reale: non ho scritto un saggio, quindi non ho spiegato tutto, nè ci sono note a complemento. Ho fatto narrazione, e, nel narrare, le cose non dette ma appena evocate hanno bisogno del lettore per esser colte, della sua sensibilità, della sua fantasia, della sua sintonia.
Accade che mi venga chiesto quale sia il mio legame culturale con la Germania, e che io possa dare una risposta cosí chiara da sorprendere me stesso.
Ecco perchè si fanno le presentazioni.
Ho persino venduto e firmato qualche copia! E alla fine c’era una bella pizza in compagnia!
