
Io comincio ad aver bisogno di scrivere quando c’è un processo profondo in atto e mi appare un argomento, cioè, per me, autore-interprete, un’opera o un insieme di opere altrui, con cui quel processo si confronta per riconoscimento e si individua nella relazione.
Quando il processo è compiuto, mi viene da scrivere davvero: a quel punto la scrittura è fluente, e deve uscire.
Poi rileggo, correggo, ed è come dare le prime cure al neonato: tagliare il cordone, lavarlo, dargli un vestito, nutrirlo, farlo conoscere, presentarlo, dargli tempo, farlo crescere.
Chi scrive a ripetizione non posso capirlo proprio: io non sono cosí.