Tutti parliamo e scriviamo della guerra in atto, più o meno a vanvera. Tutto si può chiedere al pensiero e alla filosofia ma non di smettere di parlare e confutare. Per esempio io non concordo con le espressioni di Di Cesare, perchè le trovo troppo astratte rispetto alla situazione, ma riconosco che lei stia seriamente interpretando il senso della filosofia: fare un passo indietro e cercare di vedere le strutture del reale in azione mettendole in relazione con una finalitá possibile degnamente volta al bene.
Quel che manca peró anche a Di Cesare è la completezza della conoscenza delle strutture del reale in atto, che sono sicuramente nascoste a tutti noi nonostante la massa di informazioni e manipolazioni di informazioni a disposizione giá direttamente sui nostri telefoni in connessione per confonderci meglio.
Non voglio aprire scenari da spystory, ma è insegnamento della storia che le decisioni più pesanti vengano prese nel segreto.
Quindi cosa può fare il filosofo? Sicuramente affermare il cielo kantiano che avvolge il suo socratico saper di non sapere.
Come se fosse poco.
E sostenere i cuori di chi soffre.
Ecco, quando i filosofi si toglieranno il ghigno di superiorità e che li contraddistingue e sapranno vestirsi di sacco e piangere con chi piange, potranno anche essere riconosciuti nella loro altissima insostituibile necessaria inutilitá apparente.