«Siamo solo un mezzo, per lui. Un mezzo per raggiungere il potere personale. Per questo dispone di noi come vuole. Può giocare con noi, se ne ha voglia. Può distruggerci, se lo desidera. Noi non siamo niente. Lui, finito dov’è per puro caso, è il dio e il re che dobbiamo temere e venerare. La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia».
Da lunedì nelle librerie (ma ordinabile da ora): “La Russia di Putin” di Anna Politkovskaja in edizione tascabile, nella traduzione di Claudia Zonghetti.Garry Kasparov è stato il più giovane campione di scacchi di sempre ed è rimasto per vent’anni ai vertici di questo gioco. Si è ritirato nel 2005 per guidare la lista democratica che si è opposta a Vladimir Putin nelle elezioni presidenziali del 2008. Nel 2012 è stato nominato Presidente di Human Rights Foundation, sostituendo Václav Havel dopo la sua morte. È un editorialista del Wall Street Journal dal 1991 e il suo libro, “How Life Imitates Chess”(2007), è stato pubblicato in 23 lingue. Vive a New York, in esilio autoimposto con sua moglie Dasha.
Kasparov paragona la Russia di Putin all’Isis e Al Qaeda. «È come se stesse ancora combattendo una sua personale Guerra Fredda, dimenticando o smentendo le lezioni apprese da quella passata».
Per evitare di essere trascinati in un altro prolungato e drammatico conflitto, Kasparov incita a una presa di posizione ferma – diplomatica, politica ed economica – contro la Russia. Se le più importanti democrazie del mondo continueranno a riconoscere e negoziare con Putin, lui manterrà la sua credibilità e consenso nel Paese. «Il Presidente affronta pochi nemici interni, ormai allo stremo, quindi un’opposizione efficace deve provenire dall’estero».

